Benvenuti nel sito del Pisa Sporting Club 1909. Questo sito vuole celebrare la storia, del gloriosa Pisa Sporting Club (ora Pisa 1909) nell anno del suo centenario
Qui di seguito potrete iniziare a rivivere tutte le emozioni riguardanti la nostra gloriosa squadra cittadina.
Riviviamo tutti quanti insieme le stupende emozioni che il nostro Pisa ci ha regalato lungo questi cento anni
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Le origini. Nell'aprile del 1909, in una cantina di via San Paolo, nacque il Pisa Sporting Club, per volontà di una ventina di "giovani", tra i quali Enrico Canti, che fu il primo presidente, ed il mitico Ferruccio Giovannini, il primo segretario. La squadra disponeva di casacche bianco-rosse ed il campo da gioco era quello di Piazza d'Armi.

Nel 1910 i colori sociali furono sostituiti dal nero-azzurro dell'Inter vinicitrice dello Scudetto. In quegli anni i giocatori erano soprattutto studenti e la squadra partecipava a tornei con le altre rappresentative cittadine, come Alfea Fc, Porta a Mare Fc, Audax, Libertas-Itala, S.S. Gerbi. Queste partite erano molto accese perché decretavano spesso la scomparsa della società sconfitta, con il passaggio degli elementi migliori nelle file dello Sporting, che andò così rafforzandosi sempre più. La prima formazione di cui si ha documentazione certa: Mugnai, Da Prato, Tonini, Logli, Canti, Serfogli, Maggini, Galletti, Giovannini, Cagnacci, Scotti Stefano.


1914-21. Dal 1913 fu utilizzato il campo dell'Abetone, a ridosso delle mura, e nel novembre del 1914, sotto la guida del nuovo Presidente, l'avv. Giacomo Picchiotti, cominciò l'attività ufficiale del Pisa Sporting Club con l'iscrizione alla Coppa Federale Toscana. Secondo il regolamento allora vigente, le varie Coppe Federali regionali si risolvevano con una poule a quattro squadre con successiva finale per il titolo di Campione d'Italia. In quegli anni il Pisa S.C. dominò sulle altre squadre toscane (Firenze Fc, U.S. Livorno, As Lucchese, Ac Viareggio, Prato Fc, S.S. Gerbi Pisa, Libertas Firenze), conquistando 5 titoli di Toscana consecutivi dal 1914 al 1921 (nel 1917-18 e 1918-19 le attività furono sospese per la I Guerra Mondiale) ma non riuscì ad andare oltre alla poule per il titolo Centro-Meridionale. Il 26 ottobre 1919 fu inaugurato il nuovo stadio, l' Arena Garibaldi e finalmente nel campionato 1920-21 il Pisa S.C. riuscì ad arrivare fino in fondo..... o quasi. C'erano infatti le premesse per disputare un'ottima stagione: una squadra forte, una società competente, uno stadio nuovo e capiente, ma soprattutto l'ingaggio del grande allenatore Joseph Ging, ex-capitano della nazionale ungherese. Tuttavia la squadra favorita per la vittoria del titolo regionale era l' U.S. Livorno, che rimase in prima posizione per gran parte del campionato. Ma nella partita decisiva, disputata all'Arena Garibaldi, il Pisa S.C. superò il Livorno per 3-0 aggiudicandosi così la Coppa Toscana per la quinta volta consecutiva. Entrambe le squadre passarono comunque alla fase interregionale con il Naples e la Bagnolese. Le due toscane si dimostrarono nettamente più forti delle campane e si ritrovarono di fronte nella finale per il titolo centro-meridionale, che si disputò il 3 luglio 1921 a Bologna. C'era grande attesa in città, moltissimi tifosi partirono per Bologna e spinsero la squadra allo storico successo sugli amaranto: Pisa S.C. - Livorno 1-0. All'arrivo della squadra alla stazione, in città fu un'apoteosi: il Pisa Sporting Club era Campione Centro-Meridionale e doveva disputare la finale per il titolo italiano contro la fortissima e pluriscudettata Pro Vercelli. Molte polemiche furono dirette alla Federazione per la scelta di Torino come sede della finale, a due passi da Vercelli.... ma in quel periodo la squadra vercellese era molto potente anche a Roma... La finalissima per lo Scudetto si disputò quindi a Torino il 24 luglio 1921. Una strepitosa prestazione del portiere neroazzurro Gianni (11 presenze in Nazionale) non bastò a contrastare i piemontesi: Pro Vercelli- Pisa 2 a 1, con rete del momentaneo pareggio neroazzurro segnata da Sbrana. Il Pisa disputò una grande partita; la Pro Vercelli si dimostrò un avversario fortissimo, ma indubbiamente fu l'arbitro Olivari che condizionò l'incontro, convalidando il secondo gol dei "bianchi" in netto fuorigioco e sorvolando su diversi falli da espulsione e da rigore dei piemontesi. Il Pisa concluse addirittura in nove uomini per il grave infortunio di Gnerucci e per l'espulsione di Viale (per proteste!). La stampa nazionale dette risalto all'avvenimento, concordando sul fatto che la partita non era stata diretta a regola d'arte... ma non ci fu la possibilità di ripetizione, quindi il Pisa Sporting Club si vide ingiustamente privato di un meritato Scudetto.

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1921-26. Alla fine del campionato conclusosi con l'ingiusta sconfitta nella finalissima, fu varata la riforma dei campionati con l'istituzione della Serie A a due gironi ed il Pisa S.C. fu inserito nel girone B. Per quattro anni la squadra, guidata ancora da Ging, ottenne ottimi risultati, piazzandosi rispettivamente al terzo, quarto, sesto e quinto posto, sconfiggendo più volte squadroni come Genoa, Internazionale, Torino e Pro Vercelli. Sebbene il Pisa di quegli anni fosse una delle squadre più forti d'Italia, non ci fu mai il giusto spunto per vincere il girone. Ricordiamo, fra i vari giocatori, l'italo-inglese Moscardini ed il grande Colombari (rispettivamente 9 e 13 presenze in Nazionale). Nel campionato 1925-26, in seguito all'abbandono dell'allenatore Ging ed alla cessione avventata di alcuni giocatori , la squadra non si dimostrò all'altezza e retrocesse per la prima volta in I Divisione (l'attuale serie B): tramontò così lo "squadrone neroazzurro" che per diversi anni aveva fatto tremare le "grandi" del calcio italiano. 1926-34. I primi due anni di I Divisione (Serie B) furono molto difficili, in entrambi i casi il Pisa S.C. si piazzò al 13° posto, riuscendo a salvarsi nelle ultime giornate. Nella stagione 1928-29, in seguito ad un'ulteriore riforma dei campionati, la conquista del 5° posto non bastò ad evitare la retrocessione in Serie C . Fino al 1933 la squadra militò quindi per quattro stagioni in terza serie, disputando campionati di centro-classifica. Ma nel 1933-34 la dirigenza fece le cose in grande, costituendo una rosa solida e affidandola all'allenatore ungherese Orth il quale ripagò la fiducia portando il Pisa al 2° posto alle spalle della Lucchese. In questo modo conquistò la possibilità di giocarsi la promozione in un quadrangolare di spareggio con Parma, Piacenza e Udinese. La finale si disputò a Roma: Pisa-Udinese 3 a 1. Con questa vittoria il Pisa Sporting Club riconquistò la Serie B. 1934-52. Il Pisa S.C. disputò 15 campionati consecutivi in Serie B con alterne fortune: il primo anno infatti sfiorò l'immediata promozione in Serie A (presidente era il Comm. Giuseppe Biscioni) così come nel 1947-48, ma in altre occasioni la squadrà andò vicina alla retrocessione, che avvenne comunque nel 1952. L'astro di quegli anni fu un pisano purosangue: Sergio Bertoni (9 presenze nella Nazionale di Vittorio Pozzo) che giocò in neroazzuro fino al 1939 quando fu ceduto al Genoa. Dal 1943 al 1946 il campionato fu sospeso per la II Guerra Mondiale; alla ripresa delle attività sportive il Pisa S.C. si trovò in difficoltà e fu necessario disputare uno spareggio per restare in Serie B. A Modena, il 13 luglio 1947, la vittoria contro l'Anconitana rappresentò la salvezza per il Pisa Sporting Club. Nella stagione successiva la squadra si riscattò ampiamente, concludendo al 2° posto ad un punto dal Palermo, in un torneo falsato dalla corruzione. Infatti il campionato non fu omologato poiché due giocatori della Nocerina denunciarono di essere stati pagati dal Palermo per perdere la partita con i rosanero. Ma poi, incredibilmente, l'inchiesta fu archiviata ed il Palermo fu promosso in Serie A, ai danni proprio del Pisa Sporting Club che si era classificato in seconda posizione ad un solo punto di distacco. Questa vicenda scosse molto la società, tanto che il presidente, l'avv. Giacomo Picchiotti (quello della finale Scudetto del '21) si dimise e gli subentrò il Comm. Raffaele Micheletti. Durante la lunga parentesi del Fascismo, si erano avvicendati come presidenti: Comm. Prof. Francesco Pardi, Enrico Corona, Cav. Dott. Dario Petrini, Comm. Ing. Piero Cupiello, Cav. Ranieri Garzella, Comm. Giuseppe Biscioni, Comm. Giovanni Gentili. Nei quattro campionati successivi, il Pisa S.C. andò in calando finché nel 1952 retrocesse. Quello del 1951-52 fu un brutto campionato, in cui la squadra non riuscì a dimostrare il proprio valore; la vittoria casalinga contro la capolista Roma non servì, e per i neroazzurri fu Serie C dopo 15 anni di cadetteria.

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1952-56. Questi furono anni terribili: il Pisa S.C. registrò due retrocessioni che portarono i neroazzurri a giocare in campagna.... in Promozione. Nel campionato del 1952-53 in Serie C, la squadra si classificò all'ottavo posto, ma nella stagione successiva non riuscì a salvarsi. I neroazzurri passarono così in soli tre anni dalla Serie B alla IV Serie (l'attuale C2). La situazione finanziaria si fece drammatica, tuttavia nella stagione 1954-55 la squadra, guidata dall'allenatore Nicolini e dal Presidente Comm. Enrico Ciaranfi, si comportò dignitosamente classificandosi al 5° posto. Il campionato seguente fu invece molto sfortunato: a metà stagione la squadra stazionava nella bassa classifica; di ritorno dalla trasferta di Fabriano (4 dicembre 1955), il pullman che trasportava il Pisa S.C. ebbe un pauroso incidente nel quale molti giocatori rimasero feriti e quindi impossibilitati a scendere in campo per diverso tempo. La società si vide allora costretta a disputare partite schierando giocatori del settore giovanile. Il campionato fu quindi compromesso e si concluse con un'altra inesorabile retrocessione. Quindi i neroazzurri, nella stagione 1956-57, si ritrovarono a giocare in Promozione (l'attuale Eccellenza). 1956-64. Alla retrocessione in Promozione (che gioco di parole!!!), la città rispose con rabbia e la società si rinnovò ampiamente. Il presidente Enrico Ciaranfi ed il segreatario Antonio Bellani crearono uno staff competente, affidando al tecnico Umberto Mannocci una squadra "fatta in casa" ma molto solida che, inanellando una vittoria dopo l'altra, risvegliò l'entusiasmo della tifoseria. C'era un'altra squadra accreditata alla vittoria del campionato: il Grosseto. Il 2 giugno 1957 si giocò all'Arena Garibaldi l'ultima giornata del campionato, che vedeva di fronte proprio le due squadre. Il Grosseto era capolista, il Pisa S.C. inseguiva ad un punto di distanza ed era quindi costretto a vincere. Il pubblico rispose con molto entusiasmo, facendo registrare il tutto esaurito: 12.000 spettatori per una partita di Promozione! Il match fu intenso e nervoso, ma una rete di Ricoveri permise ai neroazzurri di imporsi (per 1 a 0) e di conquistare quindi il meritato ritorno in IV Serie. Nell'estate del 1957 la società condusse un'oculata campagna acquisti che permise di creare una rosa competitiva, così il Pisa S.C. vinse con largo margine anche il successivo campionato di IV Serie, riconquistando la Serie C. Dopo due promozioni consecutive, il nuovo presidente Raffaello Panichi creò una squadra che, guidata ancora da Mannocci, si comportò bene nel 1958-59, anno del quale é rimasto famoso il derby Pisa-Livorno (30 marzo), sospeso per pioggia e conclusosi con una gigantesca rissa in campo, con quattordici giocatori denunciati (4 livornesi e 10 pisani!). Per altre 6 stagioni il Pisa Sporting Club militò in Serie C, disputando campionati di medio-alta classifica, eccetto l'anno 1959-60 in cui terminò al 13° posto ma con una penalizzazione di 10 punti per presunto illecito (sebbene la faccenda non fu mai chiarita). Nel 1961-62 la squadra si classificò seconda a 3 punti dal Cagliari, l'anno successivo furono invece venduti i giocatori migliori a causa di una difficile situazione economica e la squadra srosa competitiva con l'obiettivo di conquistare la promozione, ma i neroazzurri non riuscirono ad andare oltre il 3° posto. 1964-69. Ritiratosi Tumbiolo dopo la fallita promozione, nel 1964-65 il neo presidente Giuseppe Donati affidò al nuovo tecnico Umberto Pinardi una squadra che conquistò un'insperata promozione, riportando i neroazzurri nel calcio importante. La città era in festa, il Pisa Sporting Club era tornato in Serie B dopo 13 anni. Il primo anno di cadetteria fu difficile, la squadra si classificò sedicesima, salvandosi solo all'ultima giornata con la vittoria per 3 a 0 a Reggio Emilia, sospinta dal proprio pubblico. Il campionato 1966-67 apparve più difficoltoso e, quando la squadra era data ormai per retrocessa, il presidente Donati esonerò.Pinardi ed ingaggiò Renato Lucchi. I neroazzurri fortunatamente si scossero e si piazzarono al 12° posto con un buon finale di stagione.La stagione seguente, 1967-68, si rivelò ricca di soddisfazioni per i tifosi neroazzurri e si concluse con la tanto sospirata promozione in Serie A. Nell'estate fu costruita una buona squadra, ma non si pensava certo che sarebbe stata in grado di classificarsi tra le prime. Tuttavia i neroazzurri, guidati sempre dal coach Renato Lucchi, disputarono una grande stagione, conquistando importanti vittorie, come il 3-1 inflitto al forte Verona di Liedholm ed il 3-0 al Livorno.

Tuttavia nelle ultime giornate la squadra accusò una flessione, conseguendo due pareggi consecutivi che misero in bilico la leadership. Nell'ultima giornata il Pisa S.C. avrebbe riposato, così il penultimo incontro risultava quasi decisivo. Il calendario propponeva la difficile trasferta di Venezia; salirono in Laguna migliaia di tifosi pisani (4 treni speciali e 60 pullman) ma la squadra fu sconfitta per 1 a 0 ed il sogno sembrò infrangersi. Con il Palermo già matematicamente promosso, rimanevano ancora 2 posti liberi per la Serie A. Il Pisa aveva 48 punti, Verona e Bari erano a quota 46. Nell'ultima giornata di campionato, il 23 giugno 1968, il destino del Pisa S.C. dipendeva quindi dalle squadre aversarie. Il Verona vinse contro il Padova, ma i baresi non riuscirono ad andare oltre il pareggio a Perugia, così la città esplose di entusiasmo quando alle ore 18:47 fu annunciato il ritorno in Serie A dopo 42 anni. La squadra che conquistò la promozione: Annibale, Gasparroni, Casati, Barontini, Lenzi, Gonfiantini, Manservisi, Guglielmoni, Mascalaito, Joan, Piaceri, all. Lucchi.

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La stagione 1968-69 nella massima serie non fu fortunata per il Pisa Sporting Club. Probabilmente la campagna acquisti non fu gestita con la giusta attenzione e infatti la squadra comincò il campionato con tre sconfitte. Il pareggio con il Varese e la vittoria sull'Atalanta fecero rinascere l'entusiasmo, ma la squadra mostrava evidenti limiti. La partita dell'anno fu ovviamente il derby con la Fiorentina, che si disputò il 12 gennaio 1969 in un'Arena Garibaldi esaurita, con 23.000 spettatori. Ma evidentemente non era l'anno dei neroazzurri, che furono immeritatamente sconfitti per 1-0 con gol del viola Amarildo su punizione. Il campionato continuò con il Pisa S.C. sempre nelle ultime posizioni; la vittoria in casa della Sampdoria risollevò il morale dei neroazzurri che avrebbero avuto la possibilità si salvarsi se avessero sfruttato a dovere il doppio turno casalingo. Contro Bologna e Vicenza tuttavia il Pisa S.C. raccolse un solo punto, al quale fece seguito la sconfitta di Napoli; questo significò l'amaro ritorno in Serie B. 1969-78. Il Pisa Sporting Club si presentò ai nastri di partenza del campionato di Serie B del 1969-70 con la dichiarata volontà di tornare subito in Serie A. La squadra, affidata a Lauro Toneatto, esordì vincendo a Taranto per 2-0. Ma in seguito i neroazzurri ottennero risultati contraddittori, alternado belle vittorie a clamorose sconfitte. Toneatto fu così costretto a dimettersi ed il suo successore Giuseppe Corradi portò la squadra al 7° posto in classifica. La delusione per la città fu cocente, la società si trovò nuovamente in difficoltà dal punto di vista economico e fu costretta ad una serie di cessioni. Così nel successivo campionato di Serie B del 1971-72 la squadra, affidata di nuovo ad Umberto Mannocci, apparve nettamente indebolita. Al termine del girone d'andata il Pisa S.C. era quint'ultimo ed in seguito le cose non migliorarono. Le ultime tre partite con Reggina, Novara ed Arezzo si rivelarono, purtroppo, decisive. I calabresi espugnarono l'Arena per 1-0 e la domenica successiva i neroazzurri ormai demoralizzati naufragarono per 7-1 a Novara. Questa sconfitta risultò decisiva, tanto che la vittoria con l'Arezzo nell'ultima giornata non consentì al Pisa S.C. di salvarsi. Infatti nella stessa giornata il Taranto acciuffò il Pareggio a Palermo con un incredibile rigore concesso dall'arbitro, ed un peggior quoziente reti decretò la retrocessione del Pisa Sporting Club. I primi due anni di Serie C (1971-72 e 1972-73) furono molto difficili, in quanto la società era debole e senza grosse disponibiltà economiche. La squadra si classificò al 13° e poi al 12° posto, sotto la guida del bravo allenatore Roberto Balestri. Si ebbe una parziale riscossa nel campionato 1973-74 con la squadra che, affidata prima a Pozzan, poi a Filippelli ed infine a Robotti, conquistò un buon 6° posto. Da segnalare, in quel campionato, l'esplosione del grande Marco Tardelli che fu poi venduto al Como per un centinaio di milioni. Altri giocatori ebbero la stessa sorte, così la squadra risultò nettamente indebolita nella stagione seguente (1974-75). FIlippelli riprese il posto di Robotti e conquistò la salvezza in extremis. Anche il campionato seguente vide il Pisa S.C. implicato nella lotta per non retrocedere ed ebbe un finale da brivido. Il presidente Luigi Rota alternò i tecnici: prima Landoni, poi Piaceri, poi ancora Landoni. La squadra si ritrovò allora nell'ultima giornata in una situazione disperata: all'Arena scendeva il Montevarchi, diretto avversario per la salvezza, ed i neroazzurri dovevano vincere con almeno tre reti di scarto. E 3-0 fu, con reti di Russo, Zunino e Pulitelli. Dopo questa drammatica salvezza, la squadra condusse un dignitoso campionato nel 1976-77, classificandosi al 4° posto, bissato dal 5° posto del 1977-78. La città era però ormai stanca, dopo sette campionati di Serie C, così il presidente Rota mise la società sul mercato. 1978-82. Nel 1978 si aprì una nuova era per il calcio pisano: la società fu acquistata da Romeo Anconetani, che divenne subito famoso come "ammazza-allenatori". Infatti nel campionato 1978-79 alternò alla guida del Pisa S.C. ben tre tecnici: Giampietro Vitali, Gianni Seghedoni e Pier Luigi Meciani. Anconetani aveva visto giusto, ed infatti i neroazzurri con uno strepitoso finale di stagione, trascinati dai mitici Di Prete e Barbana, riuscirono a conquistare la Serie B, dopo sette lunghi anni di C. Epica fu la trasferta di Pagani nell'ultima giornata, dove il Pisa fu seguìto da oltre 2.000 tifosi e si impose per 1 a 0. Anche nella stagione successiva, 1979-80 in Serie B, i tecnici furono tre: iniziò il confermato Meciani, sostituito da Sergio Carpanesi. Al posto di quest'ultimo fu poi chiamato l'ex neroazzurro Beppe Chiappella, il quale portò la squadra al 14° posto, con salvezza raggiunta solamente all'ultima giornata grazie all' 1-0 sulla Sambenedettese con goal di Cantarutti. Nel 1980-81 la squadra fu affidata di nuovo a Toneatto e conquistò un discreto 7° posto. Nella stagione successiva fu ingaggiato il giovane ed emergente allenatore Aldo Agroppi. L'obiettivo dichiarato era la promozione, nonostante lo scetticismo degli addetti ai lavori. La squadra debuttò con un netto 3-0 sul Pescara e sembrò essere in grado di ben figurare. Le vittorie nelle trasferte di Perugia, Reggio Emilia e Pescara dimostrarono che Anconetani ancora una volta aveva visto giusto, così la squadra , dopo aver pareggiato a reti bianche a Pistoia, riconquistò la Serie A il 13 giugno 1982 (Pisa-Reggiana 0-0), dopo 13 anni di attesa. Gli artefici della promozione: Mannini, Riva, Massimi,Vianello, Garuti, Gozzoli, Bergamaschi, Casale, Bertoni, Sorbi, Todesco. All. Agroppi. 1982-91. La focosa personalità di Romeo Anconetani divenne in questi anni famosa in tutta Italia, e con essa anche la "bella favola" del Pisa, che dal 1982 al 1991 disputò 6 campionati di Serie A alternati a 3 promozioni dalla Serie B. Nel 1982-83 la squadra allenata da Vinicio si comportò benissimo, conquistando un'ottimo 11° posto in Serie A dopo la storica partita Torino-Pisa 0-2 (reti di Todesco e Sorbi). Gli stranieri di quella stagione erano il grande danese Klaus Bergreen ed il "misterioso" uruguaiano Caraballo (per il quale fu coniato un detto: "Caraballo, meio perdello 'he trovallo").

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Non avvenne lo stesso nella stagione 1983-84. La squadra fu inizialmente affidata a Bruno Pace, poi fu richiamato Vinicio ed infine ancora Pace. Fu acquistato un olandese, il biondo attaccante Wim Kieft. Nella decisiva trasferta contro il Milan, raggiunsero lo stadio di San Siro ben 10.000 tifosi pisani con 5 treni speciali e 30 pullman. Ai neroazzurri seviva almeno un punto, ma il Milan si impose per 2-1: al vantaggio nerazzurro di Criscimanni risposero Damiani e Blisset. Quindi fu di nuovo Serie B. Anconetani creò un buon gruppo ed affidò la squadra a Gigi Simoni, che dominò il campionato cadetto del 1984-85. Seguì un solo anno di Serie A (1985-86): il Pisa S.C. allenato da Guerini sembrava essere ormai salvo, ma nel finale di stagione i neroazzurri ebbero un'inspiegabile calo che portò la squadra al 14° posto (decisive le ultime 3 sconfitte consecutive con Roma, Verona e Fiorentina) e quindi nuovamente in Serie B. Solo una magra consolazione fu la conquista della Mitropa Cup nel novembre del 1985. L'anno successivo (1986-87) la squadra fu di nuovo affidata a Gigi Simoni, un idolo della tifoseria. Dopo un campionato avvincente, il tecnico compì il miracolo in una giornata che entrò nella storia della società: la trasferta di Cremona. Ai neroazzurri serviva la vittoria, necessaria per scavalcare i grigiorossi in classifica e conquistare così la promozione. La squadra fu seguita da 6.000 tifosi, che la spinsero ad un clamoroso successo (1-2) grazie anche ad uno splendido Lamberto Piovanelli che raddoppiò il goal iniziale di Claudio Sclosa su rigore. Il campionato di Serie A (1987-88) si concluse con una bella salvezza conquistata dal gruppo che era stato affidato al tecnico Materazzi. La squadra si classificò al 13° posto grazie anche alla vittoria per 2-0 sul Torino nell'ultima giornata, con una mitica doppietta del difensore Mario Faccenda. Quella stagione sarà anche ricordata per il goal che Carlos Dunga (capitano del Brasile negli ultimi Mondiali in Francia) segnò da centrocampo nella porta di Walter Zenga nella partita Pisa-Inter 2-1. Nella stagione seguente (1988-89) la squadra fu inizialmente affidata a Bolchi ma non riuscì a ripetersi. Gli stranieri Mario Been, Francis Severens e Paul Elliot non ebbero un rendimento soddisfacente; il Pisa S.C. raggiunse la semi-finale di Coppa Italia con il Napoli, ma disputò un campionato deludente. L'esonero di Bolchi in favore della coppia Giannini-Giorgis non evitò la retrocessione. La stagione 1989-90 fu ricca di soddisfazioni per il Pisa S.C. che, sotto la guida del tecnico pisano Luca Giannini, riconquistò subito la Serie A dopo uno splendido duello con Torino, Cagliari e Parma. Da ricordare le vittorie in trasferta sui campi di Brescia, Parma, Cosenza; la squadra fu trascinata al secondo posto dalla coppia gol Piovanelli-Incocciati. Il campionato seguente (1990-91) fu l'ultimo torneo disputato nella massima serie dalla formazione pisana. Alla guida della squadra fu chiamato il tecnico rumeno Mircea Lucescu, il quale esordì positivamente: Bologna-Pisa 0-1 con goal del solito Piovanelli su punizione, seguìto da un sonante 4-0 inflitto al Lecce. Il tandem d'attacco era formato da Piovanelli e Padovano; gli argentini Diego Pablo Simeone, José Chamot ed il danese Henriic Larsen si dimostrarono ottimi giocatori ma si inserirono con difficoltà, la squadra successivamente si smarrì e precipitò pericolosamente nelle zone basse della classifica. Lucescu fu esonerato di ritorno dalla trasferta di Cagliari, al suo posto Luca Giannini non riuscì ad evitare l'amara retrocessione, concludendo la stagione al 16° posto.

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1991-94. La stagione 1991-92 fu una delle più sfortunate: la squadra ambiva alla promozione, ma esordì con tre sconfitte consecutive che spinsero l'allenatore Giannini a dimettersi. Anconetani allora ingaggiò Castagner che portò i neroazzurri al 4° posto dopo la vittoria a Cesena, ma due sconfitte consecutive (con Piacenza e Padova) e successivamente una sfortunata sconfitta casalinga con l'Udinese (autorete di Scarafoni) determinò un calo che portò il Pisa S.C. al 6° posto nella classifica finale. Il campionato seguente (1992-93) fu mediocre, la squadra affidata a Montefusco non riusciva a decollare nonostante una buona partenza (3 vittorie e 1 pareggio nelle prima 4 partite). In occasione del mercato autunnale arrivò in prestito dall'Atalanta il giovanissimo attaccante Christian Vieri, autore anch'egli di un deludente campionato. Fu chiamato allora il tecnico Mauro Viviani ma i neroazzurri non andarono oltre l'ottava posizione. Questa stagione sarà ricordata per le tante vittorie esterne seguite da incredibili sconfitte casalinghe. La stagione 1993-94 determinò l'amara fine del Pisa Sporting Club. La squadra affidata al tecnico Rumignani era da centro-classifica, ma una serie di sfortunate circostanze determinarono la retrocessione. L'allenatore fu esonerato già nel pre-campionato ed al suo posto Anconetani chiamò Walter Nicoletti. La squadra partì con un bel 3-0 inflitto al Modena, ma le due successive sconfitte esterne (sui campi di Padova e Venezia) fecero capire che sarebbe stato un anno difficile. Fu esonerato anche Nicoletti e la squadra fu affidata all'esperto (anche troppo...) Eugenio Bersellini. I goal di Roberto Muzzi non bastarono ed il Pisa si trovò costretto a vincere nell'ultima giornata. Si giocò quindi all'Arena Garibaldi la partita Pisa-Andria di fronte a 15.000 spettatori. I neroazzurri disputarono una gara nervosa (espulso Cristallini); il palo negò a Muzzi il goal della salvezza: fu uno 0-0 che significò lo spareggio a Salerno contro l'Acireale. La squadra fu seguita nella lontana trasferta da oltre 2.000 tifosi; i neroazzurri non riuscirono comunque ad avere la meglio sui siciliani che si imposero ai rigori con il punteggio di 4-3 (errori di Pasquale Rocco e Franco Rotella). Fu un duro colpo per tutto l'ambiente sportivo cittadino. La società si trovò in grosse difficoltà economiche a causa dell'inaspettata retrocessione in Serie C. Fu costruita una nuova squadra che andò regolarmente in ritiro a Volterra, ma Romeo Anconetani non riuscì a far fronte al deficit finanziario (anche perché non ricevette sostegno da nessuna istituzione). Così nell'agosto del 1994 il Pisa Sporting Club non fu ammesso al campionato di Serie C e la città sprofondò nel più profondo sconforto. 1994-96. Quella del 1994-95 fu un'estate terribile. Il calcio a Pisa sarebbe sparito se non si fosse costituita subito una nuova società. Dopo interminabili giorni di suspence, alcuni volenterosi personaggi locali iscrissero una nuova sociretà, l'Ac Pisa, al campionato regionale di Eccellenza. La nuova squadra fu approntata in breve tempo e non fu in grado di lottare per la promozione, concludendo all' 8° posto, fra mille difficoltà di carattere burocratico e finanziario, ma mai abbandonata dal pubblico pisano.. Una nuova pagina dello sport cittadino si aprì quando il gruppo composto da Roberto Posarelli, Enrico Gerbi e Bruno Meliani fondò il PisaCalcio 1995 che rilevò il pericolante Ac Pisa. Fu preparata una nuova squadra che, per le garanzie offerte dalla società, fu ripescata in agosto nel Campionato Nazionale Dilettanti. All'allenatore Luciano Filippi fu affidato un buon gruppo che annoverava anche due giocatori molto esperti, Gianluca Signorini e Davide Lucarelli i quali condussero la squadra al 1° posto in classifica dopo un lungo duello con Aosta e Biellese. La vittoria nella penultima giornata a Torino sul campo del Nizza (rete di Signorini) spianò la strada alla squadra. Anche il pubblico fece la sua parte: 8.000 spettatori con l'Aosta, 10.000 nell'ultima trionfale partita vinta per 2-0 all'Arena Garibaldi contro il Viareggio, il 28 aprile 1995, con reti di Mussi e Andreotti. Questa vittoria significò per il PisaCalcio l'approdo alla C2 e, per i tifosi pisani, il ritorno al calcio professionistico. La squadra che ha riconquistato la Serie C: Schiaffino (Corradi), Niccolini, Lucarelli, Felice, Baroni, Signorini, Baldini, Gargani, Spinesi (Del Rosso), Andreotti, Mussi. All. Filippi.

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1996-98. Nel 1996-97, stagione che segnò il ritorno del calcio professionistico a Pisa dopo due anni di assenza, la squadra disputò un buon campionato, ma sciupò tutto nel finale. Filippi venne esonerato a metà stagione per far posto a Vanini, poi fu richiamato. La sconfitta interna con il Rimini portò i neroazzurri al 6° posto, per un solo punto fuori dai play-off per la promozione.La stagione sarà comunque ricordata per il ritorno al sentito derby con il Livorno: il 17 novembre 1996 circa 3.000 pisani spinsero la squadra al pareggio per 1-1 in trasferta (rete di Paolo Andreotti); il 6 aprile davanti a 15.000 spettatori all'Arena Garibaldi la partita terminò invece 0-0. Nel 1997-98: la squadra venne rifondata e affidata al coach pisano Roberto Clagluna; c'era ottimismo in città, grazie anche al sonante 4-2 inflitto al Livorno in Coppa Italia. Ma i neroazzurri disputarono un campionato a "corrente alternata"; l'esonero di Clagluna in favore della coppia Signorini-Baldoni non ottenne gli effetti sperati ed il PisaCalcio concluse la stagione al 10° posto in classifica. 1998-99. E' stato forse l'anno il più bello della storia del nuovo Pisa Calcio, conclusosi con la vittoria del campionato di Serie C2. La squadra, totalmente rinnovata nel mercato estivo per opera del ds Giovanni Botteghi, ha affrontato la stagione con grande determinazione sotto la guida di Francesco D'Arrigo, concludendo in testa con 9 punti di vantaggio sulla seconda classificata, ma durante la stagione il vantaggio era arrivato ad un massimo-record di ben 18 punti. Un bel modo per festeggiare i 90 anni di calcio a Pisa (1909-1999). La formazione della promozione in Serie C1: Verderame, Lauretti, Cei, Andreotti, Tomei (Marcato), Zazzetta, Moro, Logarzo, Ricci, Mobili (Del Bianco), Muoio. All. D'Arrigo.

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1999-2000. Poteva essere l'anno del "grande slam", invece questa stagione si é conclusa lasciando l'amaro in bocca. La squadra, rinnovata ampiamente, é partita bene, senza accusare il salto di categoria. Dopo un periodo di flessione (dovuta a molti infortuni) i nerazzurri sono riusciti a raggiungere un meritatissimo secondo posto, ad un solo punto dal Siena capolista. Un grande risultato per una squadra neopromossa. Fiore all'occhiello é stata la conquista della Coppa Italia in finale contro l'Avellino, con un netto 3-0 all'Arena Garibaldi che ha ribaltato la scofitta per 1-0 subìta all'andata. E' l'anno dei goal di Gianluca Savoldi finalmente temuto dagli avversari, é l'anno della difesa di ferro e delle tante vittorie in trasferta. Ma i play-off non perdonano: il Brescello si dimostra più cinico e all'89° un goal di Massimiliano Vieri elimina i nerazzurri (1-1 all'andata in Emilia). La Serie B svanisce così in un attimo.... una delusione cocente, coperta solo in parte dalla vittoria della Coppa Italia di Serie C. La squadra che ha sfiorato la Serie B: Rosin, Deoma, Rossi, Andreotti, Zattarin (Niccolini), Baraldi, Femiano (Moro), Quaranta (Greco), Savoldi, Serra, Varricchio. All. D'Arrigo. 2000-01. Non si é aperto bene il nuovo Millennio per il Pisa Calcio: i nerazzurri hanno infatti disputato un campionato anonimo, concludendo all'11° posto dopo una stagione senza acuti e con poche soddisfazioni. La squadra, ampiamente rinnovata, scelta dal Ds Adriano Polenta e allenata da D'Arrigo non é riuscita a rendersi protagonista del campionato.

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