Benvenuti nel sito del Pisa Sporting Club. Questo sito vuole celebrare la storia, del gloriosa Pisa Sporting Club 1909(ora Pisa 1909)
Qui di seguito potrete iniziare a rivivere tutte le emozioni riguardanti la nostra gloriosa squadra cittadina.
Riviviamo tutti quanti insieme le stupende emozioni che il nostro Pisa ci ha regalato lungo questi cento anni
Pisa

Arena Garibaldi - Stadio Romeo Anconetani


L'Ottocento

La scoperta, nel 1908, di un anfiteatro nell' a­ rea del Parlascio è prova dell'estensione della città romana verso nord in corrispondenza dell'attuale Porta a Lucca. L'alto grado di an­ tropizzazione di quel territorio appare confer­ mato dai rilievi archeologici, dalle ipotesi sul­ le centuriazioni e dalla presenza, fin dall'Alto Medioevo, delle chiese di San Lazzaro e San Lorenzo oltr'Ozzeri. Oltre a indicare la presenza del fiume Auser, il toponimo 'Ozzeri' spiega le ragioni di una così precoce urbanizzazione dell'area. Di fatto l'Auser non solo era un limite fisico prepon-Per un reale impegno nella riqualificazione delle infrastrutture ed un ritorno d'interesse verso le aree extra moenia della città, bisognerà attendere l'avvio delle riforme promosse dai granduchi lorenesi. Tuttavia la diffusio ne dei 'nuovi principi' avvenne, in modo estensivo, solo a partire dalla seconda metà del Settecento attraverso le teorie rivoluzionarie dei philosophes illuministi che si riuniva no, a Pisa, intorno a figure come il trattatista Francesco Algarotti e, più tardi, l'esule napoletano Vincenzo Marulli

Nella pratica architettonica il passaggio dalla città barocca a quella moderna si esplicò in programmi urbanistici ed edilizi complementari tra loro che miravano alla progressiva eliminazione dei confini fisici della città e alla riduzione o sostituzione delle tipologie costruttive tradizionali, come gli istituti ecclesiastici ed i palazzi nobiliari, con quelle destinate alla pubblica utilità. Ne subì le conseguenze, nell'area che ci interessa, la chiesa di Santo Stefano oltr'Ozzeri che, negli anni 1792-1794, fu ridotta nelle dimensioni attuali. Due anni dopo la costruzione dell'Arena, nel1S09, si ipotizzò perfino la sua trasformazione in magazzino delle polveri.


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Considerati veri e propri 'motori' sociali, gli edifici destinati allo svago, come il teatro, rientravano a pieno diritto nella categoria dell' Architettura di pubblica utilità. Tale vi sione moderna del teatro, in contrapposizione all'idea di uno spazio privato, chiuso all'e sterno, ad uso esclusivo dell' élite nobiliare era stata proposta a Pisa per la prima volta, nel 1798, da Antonio Niccolini e Alessandro Gherardesca con il progetto per la trasforma zione piermariniana del Teatro Nuovo, oggi Rossi.

Nonostante l'insuccesso dell'iniziativa, da quel momento in poi le strade dei due archi tetti furono indelebilmente segnate da un in teresse, a tratti ossessivo, per quella tipologia: il primo realizzò a Napoli nel 1810 un'opera memorabile ed innovativa come il Teatro San Carlo; il secondo, conclusa la vicenda giudi ziaria legata alle accuse di Giacobinismo, ini ziò una strenua campagna di sensibilizzazio ne della cittadinanza per il rinnovamento, in chiave borghese, della città. In questa prospettiva, oltreché alla riqualifi­ cazione del Rossi, poi avvenuta nel 1824, il Gheradesca rivolse le sue attenzioni alla pro­ gettazione di un teatro diurno, il cui significato sociale era evidentemente più rilevante ri­ spetto alla tipologia 'notturna'. 1 termini pro­ grammatici che porteranno alla realizzazione dell' Arena Garibaldi sono già indicati dallo stesso Gherardesca nella Casa di Delizia, da­ tata 1826. Nelle tavole XXVIII, XXX bis, LI, LII e LV Gheradesca illustra, con qualche an­ no d'anticipo, quelle che sarebbero state le li­ nee guida per una accurata realizzazione del nuovo teatro: «I teatri diurni sono oggi di estesissimo uso, ma perdono molto nell'illu­ sione al confronto di quelli notturni: l'inten­ sità della luce del giorno distrugge la verità delle scene, rende ignobile il vestiario, e le suppellettili, mentre che le anomalie prodotte dalla luce artificiale influiscono moltissimo su i nostri organi ottici, spandono un tuono di verità, di bello, di delicato, di armonioso su tutto ciò che il giorno riesce triviale, deforme, disarmonico. Sono di opinione che potrebbero


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molto diminuirsene i "difetti" attraverso una serie di "principi"».

Oltre al teatro diurno, nell'ampia casistica di nuove tipologie proposte da Gherardesca nella Casa di Delizia e nell'Album, veri e propri ma­ nifesti di architettura illuministico-romantica, rientrano il primo progetto pisano di stadio (Casa di Delizia, Tav. XLI e XLII, «Pianta e sezione di un giuoco di Pallone»), non del tut­ to dissimile dagli stadi odierni, già dotato di tribuna e spalti in curva a cui si accede da una galleria-porticato, e un imponente stabilimen­ to civico pisano che avrebbe dovuto condensa­ re in un'unica struttura ben due teatri, diurno e notturno, disposti specularmente rispetto al palco comune, i bagni pubblici ed una sala di trattenimento (Album, Tavv. XXIII - XXXIV). La costruzione dell'edificio, che poi non ebbe seguito, doveva avvenire nei pressi di Piazza dei Cavalieri. Si può presumere che proprio il fallimento di un progetto così imponente nel cuore della città abbia convinto i promotori e lo stesso Gherardesca a spostare le proprie ambizioni nell'area dove già si trovava l'Arena Federighi.


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Nonostante Giuseppe Federighi avesse pen­ sato fin dal 1831 di dare all'Arena «nuovo as­ setto con ampliamenti ed abbellimenti», Ra­ nieri Grassi, pur dilungandosi nella Descrizio­ ne di Pisa pubblicata nel 1838 sul nuovo sta­ bilimento civico presso piazza dei Cavalieri, non fa nessun cenno all'Arena Federighi, che, evidentemente, doveva ancora essere archi­ tettonicamente ben poca cosa.

Furono i figli di Giuseppe, Emilio e Aniceto, ad affidare l'incarico di ristrutturazione ad Alessandro Gherardesca. «Si fecero presto i lavori più urgenti; il muretto di cinta ed inter­ namente il "piccolo colosseo", le gallerie, i palchetti, la platea, un loggione aperto, un agile palcoscenico, ma a distanza di anni. Colla spesa di trentamila lire da parte del Fe­ derighi versata in più il sobborgo di Porta a Lucca si arricchì di un teatro che si inaugurò nell'estate 1842 dalla Giardini-Eboller-Belat


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ti, una delle principali compagnie d'Italia». Grazie all'intervento del Gherardesca quel manufatto provvisorio acquisì completa di­ gnità di teatro diurno. Si accedeva all'invaso semicircolare con funzione di anfiteatro per­ correndo un viale alberato perpendicolare al­ l'attuale via Bianchi, con ingressi a padiglio­ ne alle estremità. Da esse, oltre che dal ricco apparato iconografico della Casa di Delizia e dell'Album, possiamo concludere che le strut­ ture effimere e le parti murarie del complesso fossero ben integrate in un disegno unitario improntato ad un misurato Classicismo ro­ mantico.

N ella pianta di Giacinto Van Lint, incisa da Carlo Rancini nel 1846, la riconfigurazione dell'Arena appare conclusa, ma solo parzial­ mente corrispondente alle precedenti teoriz­ zazioni del suo autore. Ad esempio l'edificio è orientato lungo l'asse ovest-est, mentre occor­ reva «[ ... ] orientare in modo il Teatro che l'asse longitudinale dall'Uditorio alla Scena sia diretta al Nord-Ovest, perché la faccia del Palco Scenico resti nell'ombra, e ciò si può anche aumentare scegliendo la materia della costruzione di una tinta piuttosto forte come pietra, tufo ecc. Questa specie di contorno ombrato potrà far trionfare la luce che si farà giocare nell'interno della scena». Ciò si deve presumibilmente alla riduzione di intenti che avveniva tipicamente nel passaggio dalla teo­ ria progettuale alla pratica costruttiva, a cau­ sa dei limiti del budget e per la presenza di specifici vincoli urbani.

In effetti già allora l'area appariva prossima alla saturazione e comprendeva, oltre ad alcu­ ne case e alle chiese preesistenti, la stazione ferroviaria di collegamento con Lucca, un'al­ tra tipologia simbolo della città 'moderna'. n fervore postunitario accelerò la trasforma­ zione della città in senso borghese e produsse una tale quantità di edifici pubblici ed un'in­ tegrale revisione delle principali infrastruttu­ re cittadine, dalle strade ai lungarni, dai par­ chi alle fonti, da restituire alla cittadinanza un'immagine urbana che solo virtualmente, e comunque in modo episodico, nonostante la retorica del Romanticismo, rifletteva l'origine medievale della città.

Anche il nuovo restauro commissionato all'architetto Fontani, completato nel 1864, rispon­ deva alla medesima logica: «Ora chi si faces­ se a paragonare l'Arena attuale con l'antica [ ... ] non potrebbe a meno di affermare inne­ gabile il progresso sociale, e tanto più quanto poi riflettesse, che mentre a combattimenti di belve feroci, a stragi d'uomini, si chiusero le prime arene, le nostre oggi si schiudono, per­ ché gli uomini, istruiti e moralizzati, imparino a vivere lungamente e tranquilla la vita». Il pragmatismo ed il presunto senso sociale del­ l'intervento si riflettono nell' organizzazione dello spazio concepito sia «a benefizio della borsa» del committente, sia «per potere, con moneta diversa, godere dello stesso spettaco­ lo. - A quei, che non pagano che il biglietto d'ingresso, è offerta spaziosa terrazza munita di sedili. - A quei, che desiderano essere me­ glio riparati dal sole e dal vento, si apre con biglietto, che raddoppia la spesa, la sezione posteriore della platea, ridotta a piano sensi­ bilmente inclinato, e munita di sedili a livello diverso. - A quei, che hanno vista e udito me­ no acuti degli altri con biglietto proporzional­ mente più acro, si offre più prossimo a palco scenico un recinto, munito di eleganti sedili, fabbricati nella fonderia Bederlunger. - Per quei e quelle, che amano di meglio vedere ed essere meglio vedute, si chiude una elegante terrazza coperta, munita di sedie, che limita­ no meglio il posto, che ciascuno ha con più caro prezzo comprato; e per quei finalmente che amano cogliere anche il teatro diurno, le soddisfazioni stesse che si colgono nei pal­ chetti dei teatri notturni, si troveranno più in là file di palchi vendibili a prezzo variabile». La descrizione delle nuove architetture è


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venata da un certo entusiasmo per il Classici­ smo minimalista e razionale di quegli anni, frutto del sapiente equilibrio tra funzionalità e decorazione. Il Fontani «ha saputo accorda­ re stabilità e sicurezza, con forme svelte ed eleganti, sebbene prive di ornamenti, e ciò era richiesto dal doversi tutto restare esposto all'ingiuria delle varie stagioni». Il palcosce­ nico venne modificato <<nella sua bocca d'o­ pera, che fatta più larga, ha meglio volta e adornata di più elegante cornice la curva del suo arco. I lavori di pittura sono stati affidati all'accurato Signor Niccola Giorni». Si pensò anche ad un sistema di illuminazione artifi­ ciale della scena e, sempre nel caso di spetta­ coli che si protraessero fino a notte, ad un op­ portuno sistema di oscuramento della luna. Il complesso fu inoltre arricchito da ulteriori servizi accessori come «una casa per caffè, in un angolo del recinto di questo luogo di deli­ zie, che tra poco per le piante che vi saran po­ ste, pei tortuosi viali, che limitano le aiuole smaltate di fiori, pei sedili qua e là disposti, non lascerà più invidiare alle grandi città i lo­ cali destinati ai pubblici balli, né tutto è gia detto, ché anche il viale, che al recinto con­ duce, ha un nuovo livello; e comodi marcia­ piedi quivi distinguono quale lo spazio ai pe­ doni, quale alle vetture destinato».

Il coraggio della società risorgimentale, il senso civico e la volontà delle iniziative urba­ ne tese all'ammodernamento della città, ap­ paiono in tutta la loro evidenza nella realizza­ zione di edifici come il Nuovo Politeama, ope­ ra di Florido Galli, allievo diletto del Ghe­ rardesca, e nella nuova denominazione del­ la nostra Arena, indicata come Sferisterio


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Garibaldi in memoria dell'eroe deceduto a Caprera nel 1882.

È in quest'ultimo scorcio del XIX secolo che si ebbe a Pisa il maggior numero di teatri aperti e funzionanti: il Verdi, il Rossi, il Redi­ ni in piazza Santa Caterina, altra icona del­ l'urbanistica illumini sta, il Politeama e, ap­ punto, lo Sferisterio Garibaldi. Ed è ancora questo il periodo di maggior successo della nostra Arena, indirettamente testimoniato dal sonetto L'utima scena d'una tragedia all'Are­ na Federighi della raccolta di Renato Fucini Cento sonetti in vernacolo pisano di Neri Tan­ jucio, pubblicata nel 1871.

Nel breve volgere di qualche decennio l'otti­ mismo risorgimentale dovette fare i conti con la crisi dei teatri a Pisa, sia perché probabil­ mente sovradimensionati rispetto ai frequen­ tatori, sia perché «strozzati dalle tasse». Essi furono progressivamente sostituiti da locali

più flessibili e pronti ad accogliere le novità in fatto di spettacolo offerte dal nuovo secolo, tra cui i caffè chantant come il Gambrinus e i cinematografi, come il Lumière, lo Splendor, il Galilei, il Marconi e l'Edison, che si diffu­ sero soprattutto tra il 1905 e il 1914.

I;attività melodrammatica nella nostra Arena proseguì fino al 20 settembre 1895, data che sancì la fine di ogni rappresentazione con l'ultima messa in scena di un dramma storico di Arturo Birga. I;anno successivo venne de­ finitivamente chiusa.


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Dal 1919 ad oggi

Dopo il 1896 1'Arena venne saltuariamente utilizzata per manifestazioni di vario tipo (fuochi artificiali, concerti musicali, tiro al piccione, gioco del tamburello e gioco del pallone col bracciale) fin quando, nel 1919, fu acquistata dai dirigenti del Pisa Sporting Club per la modica cifra di .f. 24.000.

Nel primo decennio della sua vita (1909­ 1919), il Pisa Sporting Club aveva avuto una dimensione rionale, duellando con le squadre dei vari quartieri per il primato in città, fino a rappresentare calcisticamente la città di Pisa nei campionati regionali. I nerazzurri (questi i colori voluti fortemente da Ferruccio Giovan­ nini) cominciarono a muovere i primi passi sul terreno della piazza d'Armi (zona prospi­ ciente la Cittadella Vecchia), poi al velodro­ mo Stampace (davanti alla chiesa di San Pao

lo a Ripa d'Arno) e successivamente al campo dell'Abetone, il primo vero stadio regolamen­ tare, inaugurato ufficialmente il 4 novembre 1914. Erano questi gli spazi dove all'epoca si poteva giocare al calcio, sport giovane appena importato dall'Inghilterra. A quei tempi non esistevano le porte, le scarpe chiodate e le di­ vise da gioco, ma ci si arrangiava come si po­ teva, giocando addirittura con palloni fatti di stracci cuciti a mano.

L'esigenza di un nuovo campo sportivo per l'undici pisano era però dettata dal numero di spettatori in continua crescita; l'Arena Gari­ baldi si prestava egregiamente a tale scopo, seppure all'epoca fosse ancora un terreno po­ co adatto al calcio e con le dismesse strutture del teatro diurno ancora presenti. Quest'ulti­ me furono trasformate in scricchiolanti tribu­ ne di legno e il campo fu livellato e sistemato alla meglio per il battesimo che vide il Pisa vittorioso sull'D .S. Livorno per 5-0. Dopo questo 'collaudo', l'inaugurazione ufficiale avvenne il 26 ottobre 1919 contro la Juven­ tus-Roma, squadra campione del Lazio, e il Pisa vinse anche quella gara per 5-1. Quegli anni videro la formazione pisana arrivare ad un passo dallo scudetto italiano nel 1921. «Perdete ogni speranza o voi ch'entrate»: era questo il motto che qualcuno aveva scritto col carbone sulla porta d'ingresso dell' Arena. Rimaneva da risolvere il problema delle strut


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ture che, nonostante i miglioramenti apportati ogni anno dalla società del Pisa Sporting Club, rimanevano, alla fine degli anni Venti, ancora precarie e traballanti. Fu così che, ri­ spondendo alla retorica fascista, il Comune di Pisa, che nel frattempo aveva acquisito la proprietà del terreno, trasformò l'Arena in un moderno campo sportivo che poteva accoglie­ re fino a 7.000 spettatori e la ribattezzò «Campo del Littorio».

I lavori, compresi i due archi d'ingresso tutto­ ra esistenti, raccordati da una vasta tettoia, vennero eseguiti tra il 1929 e il 1931 su pro­ getto dell'architetto Federigo Severini e tutta l'area venne adibita a diverse attività sportive (dietro la tribuna coperta c'erano ad esempio i campi da tennis). Il tutto venne realizzato con precisi criteri funzionalistici (sotto le tribune erano situati gli uffici), in adesione al credo razionalistico dell'architettura dell'epoca e, per Pisa, si trattò di una delle prime vaste

sperimentazioni di questo tipo. Sembra addi­ rittura che i primi progetti redatti da Seyerini per il Campo Littorio risalgano al 1922.

Tale scelta era in linea col piano regolatore del 1931, opera degli architetti romani :'IIario Paniconi, Giulio Pediconi, Concezio Petrucci e Alfio Susini che, accanto ad un'ipel1rofica espansione della città verso est, prevede\'a la realizzazione di una cittadella sportiya adia­ cente lo stadio. I progettisti conferirono al complesso degli edifici del nuovo campo (uno dei migliori d'Italia all'epoca) una linea arcm­ tettonica intonata a grande semplicità e pri,a di inutili decorazioni. Furono costruite due gradinate gemelle e opposte (di cui una co­ pel1a), la casa del custode (ancor oggi intatta . nonché strutture e servizi vari per le altre atti­ vità sportive che avrebbero trovato spazio pro­ prio nei pressi del nuovo campo sp0l1iyo.

Il nuovo stadio venne inaugurato ufficialmen te 1'8 novembre 1931 alla presenza del Re, in quel periodo assiduo frequentatore della te­ nuta di San Rossore.

Fino agli anni Sessanta del secolo scorso, le strutture rimasero pressoché intatte, rispar­ miate anche dai bombardamenti aerei del 1943. Nel 1945, durante il Secondo Conflitto Mondiale, l'Arena divenne sede di un grande ospedale da campo, il 7029°. Dal 1947 al 1949, tornata alla vecchia denominazione di Arena Garibaldi, ospitò il Gioco del Ponte, a causa della distruzione del Ponte di Mezzo, ricostruito solo nel 1950.

Alla fine degli anni Cinquanta, sfruttando il programma di edilizia popolare (il piano Fan fani), venne costruito un altro settore dello stadio (l'attuale Curva Nord) che univa ideal­ mente la gradinata scoperta alla tribuna co­ perta, anche se rimanevano ampi spazi vuoti tra i tre settori e il lato sud del campo - quello adiacente la chiesa di Santo Stefano -, che ri­ maneva ancora privo di strutture, eccettuata la casa del custode. Intanto lo stadio comin­ ciava pian piano ad essere inglobato dal quar­ tiere residenziale di Porta a Lucca, oggi il più popolato di tutta la città.


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Gli anni Sessanta videro la risalita del Pisa Sporting Club dai campionati minori del pri­ mo dopoguerra fino al grande calcio: per venire incontro all'incremento di pubblico furono allora costruite delle tribunette pronisorie, prima in legno e successivamente in tubi In­ nocenti, anche nel lato sud dello stadio. Soltanto nel 1968, anno in cui il Pisa si ap­ prestava a disputare il suo primo campionato di serie A a girone unico, venne affrontato concretamente il problema dell'ampliamento della capienza: la tribuna coperta, che rima­ neva sempre quella del 1929, venne parzial­ mente ristrutturata; venne poi costruita un'i­ dentica curva (la Curva Sud) dalla pa11e oppo­ sta a quella esistente e contemporaneamente la vecchia gradinata venne demolita e rico­ struita (così come appare tutt'oggi), in manie­ ra tale da creare una continuità dell'intero stadio nella forma e nell'altezza. Nell'estate 1978 yenne infine completato l'anello con il prolungamento delle due curve fino a lambire le strutture della tribuna coperta. Il campo del Pisa Sporting Club risultava così essere circondato completamente dagli spalti. L'ultima profonda modifica strutturale dell'A­ rena risale all'estate 1982, quando il Pisa Sporting Club si preparava a disputare il suo secondo campionato di serie A. La vecchia tribuna coperta, dopo vivaci polemiche tra il presidente Romeo Anconetani e l'Ammini­ strazione comunale, venne ristrutturata e am­ pliata così come appare oggi: in particolare, yenne abbattuta la copertura originaria, ri­ strutturata la tribuna del 1929 (che oggi coin­ cide con il settore di tribuna inferiore) e co­ struiti ex novo la nuova copertura e un nuovo settore (la tribuna superiore), il più alto del­ l'intero stadio, che oggi ospita anche la tribu


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na stampa e l'area riservata alle autorità.

Tra il 1982 e il 1994, gli anni d'oro di Romeo Anconetani, la squadra nerazzurra ha dispu­ tato 12 campionati tra serie A e serie B e la capienza dell'Arena Garibaldi è arriyata a 35.000 spettatori, dopo che lo stadio è stato completato da popolari gradoni che univano la balaustra delle curve e della gradinata al :piano del campo, ricavandone ulteriori posti. E necessario ricordare che non esiste,-ano an­ cora, in quegli anni, normative ferree in mate­ ria di sicurezza delle strutture sportive; capi­ tava così spesso che Romeo, in occasione del­ le partite di cartello (contro Juventus, Milan, Inter ... ), vendesse più biglietti del consenti­ to, rendendo impossibile la ricerca di un po­ sto a sedere allo sventurato tifoso ritardatario. La sistemazione definitiva delle strutture del­ lo stadio è datata 1989, a ridosso dei Mondiali

di calcio disputati in Italia nel 1990: la pista di atletica è stata smantellata, stabilendo di fatto la fine dell'utilizzo dell' Arena come campo polispOliiyo; il campo è stato comple­ tamente rifatto e abbassato di oltre un metro cosicché tutti i settori potessero essere pro­ lungati yerso il basso fino al livello del terre­ no (anche se rimanevano le balaustre, oggi abbattute per motiyi di sicurezza). Ogni gra­ done dello stadio è stato dotato di seggiolini e in gradinata, grazie ad alcune poltroncine colorate diversamente, appariva la scritta

"PISA". A completare il tutto, sono state rea­ lizzate una nuova recinzione in vetro tra spalti e campo, un nuovo impianto d'illuminazione e un tabellone elettronico dietro la Curva Sud, che resero l'Arena Garibaldi un vero gioielli­ no di stadio da 25.000 posti tutti a sedere. Dall'estate del 1994, anno infausto del falli­ mento del Pisa Sporting Club, l'Arena è stata un po' abbandonata a se stessa e le strutture hanno spesso avuto bisogno di interventi di manutenzione straordinaria affinché il Comu­ ne concedesse l'agibilità per le partite dei ne­ razzuri. La Curva Nord, ad esempio, è rimasta chiusa per quasi tre anni (fino al 6 aprile 1997, giorno del derby Pisa-Livorno), mentre una parte della Curva Sud è tuttora inagibile e solo in particolari condizioni (e con particola­ ri autorizzazioni per ordine pubblico) lo sta­ dio può essere interamente riaperto. l fatto poi che il Pisa (oggi Pisa Calcio) non sia ancora rientrato nel giro del grande calcio di Serie A, nonostante la tifoseria pisana sia sempre molto calda e numerosa, non ha quasi mai fatto nascere problemi di sovraffollamen­ to degli spalti e quindi di modifiche struttura­ li di adeguamento per cui negli ultimi anni si è proceduto intervenendo solo quando neces­ sario. Il tabellone elettronico è spento dall'e­ state 1994, i seggiolini sono rimasti solo in tribuna coperta, la capienza è stata più volte ridotta; a motivo delle recenti leggi sulla sicu­ rezza negli stadi, sono state eliminate tutte le balaustre, mentre la scritta PISA (in gradina­ ta) è stata malinconicamente ridipinta sui gradoni, quasi a simboleggiare l'anima di una città che vuole riemergere, non solo in ambito sportivo.


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In seguito alla scomparsa di Romeo _-\ncone­ tani, avvenuta il3 nO\-embre 1999. si è pensa­ to da subito ad una qualche iniziatiya che po­ tesse far ricordare a lungo la sua memoria e il suo operato calcistico a Pisa. Così, domenica 9 dicembre 2001, a seguito delle pressanti ri­ chieste di tutto il popolo nerazzurro. l'Arena Garibaldi è stata ufficialmente cointestata a Romeo Anconetani, alla cui memoria è stata apposta una targa il 14 luglio dell'anno se­ guente, durante una cerimonia per la verità assai poco propagandata.

La tifoseria nerazzurra ha voluto intitolare la Curva Nord, storica sede del tifo organizzato, alla memoria di Maurizio Alberti, lo sfortuna­ to tifoso nerazzurro drammaticamente scom­ parso nel 1999 in seguito a un malore durante una trasferta a La Spezia, in quanto non pron­ tamente soccorso dal servizio preposto. In

CUl,'a :\ord una lapide in marmo, regalata da­ gli amici tifosi della Carrarese, ricorda questo triste episodio,

La gradinata è stata invece intitolata il 25 aprile 2005 a Gianluca Signorini, pisano di nascita ed ex calciatore di serie A, colpito da sclerosi laterale amiotrofica, o sclerosi amio­ trofica multipla, meglio conosciuta come mor­ bo di Lou Gehrig.

Qualche anno fa sono stati eseguiti alcuni la­ yori per sistemare il sottotribuna (spogliatoi e una nuoya sala stampa) ed è stato inaugurato il Pisa Point, uno spazio sotto la Curva Nord, dal lato della tribuna coperta, dove è in ven­ dita il materiale ufficiale del Pisa.

I mesi che hanno preceduto questa pubblica­ zione sono stati teatro di forti polemiche per i 1m ori di messa a norma dell'impianto, neces­ sari per l'adeguamento alle nuove normative.


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Tutto lo stadio è stato 'blindato' da cancellate e dal settembre 2007 è possibile accedervi solamente tramite tornelli elettronici e bi­ glietti nominativi, non vendibili il giorno del­ la partita.

Tutto questo ha riportato in primo piano il problema della concomitanza tra gli eventi sportivi e la vita di un quartiere popoloso co­ me quello di Porta a Lucca, di fatto bloccato quando il Pisa gioca all' Arena.

Si parla da anni della costruzione di un nuovo impianto sportivo in zona Ospedaletto, ma l'autore auspica, come molti sportivi, che l'og­ gettiva necessità di un nuovo stadio in perife­ ria non sia l'occasione per distruggere la vecchia Arena Garibaleli, che, anche se un po' acciaccata, conserva ancora intatto il suo fa­ scino eli struttura con alle spalle 200 anni eli storia


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Cronologia Essenziale

1807

Il 28 gennaio la Reggente d'Etruria Maria Luisa concede a Sabatino Fe­ derighi l'autorizzazione a costruire un anfiteatro murato e alberato di for­ ma circolare per le corse dei cavalli.


1815

Il Federighi costruisce al centro dell'Arena un palco in muratura da uti­ lizzare la domenica come palcoscenico per le rappresentazioni teatrali effettuate dopo le corse dei cavalli. Nasce il primo Teatro Diurno di Pisa all' aperto.


1831

Muore Sabatino Federighi e il figlio Giuseppe pensa di dare all' Arena <<nuovo assetto con ampliàmenti ed abbellimenti», senza però portare a termine il progetto.


1841-1842

I suoi figli Emilio e Aniceto affidano all'architetto Alessandro Gherarde­ sca la direzione dei lavori di ammodernamento dell'Arena: nasce un vero


1849

Le corse dei cavalli lasciano l'Arena F ederighi per il Prato degli Escoli a San Rossore.


1864

Ulteriore restauro dell' Arena da parte dell'architetto Fontani.


1871

Renato Fucini, nella sua raccolta Cento sonetti in vernacolo pisano di Ne­ ri Tanfucio, dedica un sonetto alle rappresentazioni teatrali dell' Arena Federighi.


1882

I.;Arena Federighi prende il nome di Arena (o Sferisterio) Garibaldi.


1896

Il Teatro Diurno viene definitivamente chiuso.


1919

I.;Arena Garibaldi comincia ad essere utilizzata dal Pisa S.C. come cam­ po di calcio; il 26 ottobre viene ufficialmente inaugurata come nuovo campo sportivo del Pisa S.C.


1929-1931

L'architetto Federigo Severini trasforma l'Arena nel nuovo Campo del Littorio, inaugurato 1'8 novembre


1945

Nuovamente denominata Arena Garibaldi, è sede del 7029° ospedale di guerra.


1947-1949

L'Arena Garibaldi è sede del Gioco del Ponte.

Fine anni Cinquanta Viene costruita la Curva Nord.


1968

Si completa lo stadio con la costruzione della Curva Sud.


1978

Si completa l'anello dello stadio con il prolungamento delle due curve verso la tribuna coperta.


1982

Viene demolita la vecchia tribuna coperta e ne viene ricostruita una nuova più grande e capiente (l'attuale).


1989

Ulteriore ampliamento dello stadio, che sale di capienza sacrificando la pista d'atletica.


1994

Il Pisa S.C. fallisce.


2001

119 dicembre l'Arena Garibaldi è ufficialmente cointestata a Romeo An­ conetani, morto due anni prima.


2005

Il 25 aprile il settore di gradinata è intitolato a Gianluca Signorini.


2006

In ottemperanza alle nuove leggi che regolano gli impianti sportivi, l'A­ rena Garibaldi - Stadio Romeo Anconetani viene declassata ad una ca­ pienza di 9.950 spettatori.


17 giugno 2007

Il Pisa torna in serie B dopo tredici anni di assenza dal calcio professio­ nistico.


agosto 2007

L'Arena Garibaldi - Stadio Romeo Anconetani viene dotata di nuove cancellate esterne, tornelli elettronici e videosorveglianza. La capienza ufficiale torna ad essere eli poco inferiore ai 17 mila spettatori.


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